Cestari: rischio perdita posti Stellantis e la sfida della transizione energetica
Il Presidente della Camera ItalAfrica Alfredo Cestari discute il rischio di perdita posti Stellantis e la sfida della transizione energetica
“Comprendo le legittime preoccupazioni in Basilicata per il rischio di perdere circa 3 mila posti di lavoro nel comparto automotive a Melfi tra Stellantis ed indotto ma bisogna raccogliere la sfida della transizione energetica e organizzarsi al dopo fossile”. Lo ha detto l’ing. Alfredo Carmine Cestari, presidente della Camera di Commercio ItalAfrica e del Gruppo Cestari, intervenendo a Maratea al Maratea Green Experience nel quale è stato insignito del “Maratea Green Awards” a riconoscimento dell’impegno che svolge a favore dello sviluppo sostenibile.
“So bene che la Basilicata – ha aggiunto – ha forti dipendenze dal petrolio e non può fare a meno delle royalties. La questione è come rioccupare i lavoratori che dovranno abbandonare le linee dell’auto attuale destinata all’alimentazione elettrica o ibrida. Si sottovaluta che le energie rinnovabili sono una grande occasione di occupazione oltre che di risparmio energetico. Solo che – ha detto Cestari – non possono trascorrere troppi anni, in alcuni casi sino a 8, per ottenere autorizzazioni a realizzare un impianto eolico. Questo scoraggia le imprese e ci allontana dagli obiettivi da raggiungere per la transizione energetica, senza pensare al “caro energia” causato dalla dipendenza del nostro Paese dalle importazioni di materie prime e dalla volatilità dei loro prezzi”.
“Se raggiungessimo l’obiettivo del 70% di energia rinnovabile al 2030 – ha aggiunto – la nostra dipendenza dalla volatilità dei prezzi delle materie prime calerebbe drasticamente, e di conseguenza anche il prezzo dell’energia elettrica. Per raggiungere questo obiettivo, tutt’altro che proibitivo, dovremmo installare 7 GW di nuova potenza rinnovabile ogni anno. A causa dell’eccesso della burocrazia riusciamo a realizzare solo 1 GW all’anno. A questo ritmo raggiungeremo l’obiettivo del 2030 al 2090. La leva più efficace per ridurre il prezzo dell’energia è colmare questa differenza”.
“Il Sud – dove si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese – ha continuato Cestari – sta facendo passi avanti importanti sul piano dell’efficientamento energetico dei processi produttivi e l’utilizzo di energie rinnovabili. Il Mezzogiorno vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie. Ma questo non è sufficiente. Per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili è urgente permettere agli operatori di poter fare gli impianti nei tempi previsti dalla normativa e con un orizzonte certo e a lungo termine per i nuovi investimenti, possibilità oggi precluse dall’eccesso di burocrazia e dai vuoti normativi”.
Le rinnovabili sono una grande ricchezza del Mezzogiorno. C’è da fare di più specie nei tempi di attuazione dei progetti in cantiere del Pnrr poiché la transizione energetica, oltre a generare benefici ambientali, è un’occasione per creare valore e occupazione.
Per Cestari, inoltre, l’economia italiana, orientata verso l’esportazione “necessita di nuovi lucrativi mercati e l’Africa ha una crescente domanda di beni e servizi di qualità, che le nostre imprese possono offrire. In particolare le energie rinnovabili possono contribuire in maniera rilevante allo sviluppo delle aree remote e spesso non connesse alla rete elettrica. Impianti cosiddetti off-grid solari, eolici, mini-hydro e a biomassa possono fornire energia elettrica ai piccoli villaggi senza dover implementare grandi e costosi progetti infrastrutturali. Un maggiore accesso all’energia e all’elettricità ha ricadute positive in tutti i settori, dall’educazione, alla sanità all’agricoltura”.
La Camera di Commercio ItalAfrica Centrale è impegnata nel progetto “Sinergie per lo sviluppo” diretto al continente africano con il duplice obbiettivo di fare fronte alla crisi migratoria e di offrire nuove opportunità di investimento alle imprese italiane ed europee ancora reduci dalla crisi con il supporto delle istituzioni comunitarie e nazionali. Il progetto, tra l’altro, intende contribuire a risolvere problemi economici e sociali tramite l’azione diretta del settore privato, in sinergia con le prerogative dell’Unione Europea nel campo delle energie rinnovabili.