Kenya

Panoramica

Il Kenya situato in Africa la cui capitale e più grande città è Nairobi. Il territorio del Kenya si trova sull’equatore e sovrasta l’East African Rift. E’ delimitato dalla Tanzania a Sud e Sud-ovest, dall’Uganda a Ovest, dal Sud Sudan a Nord-ovest, dall’Etiopia a Nord e dalla Somalia a Nord-Est. 

Il Paese copre 581.309 km2 e ha una popolazione di circa 48 milioni.

L’economia del Kenya è la più grande dell’Africa orientale e centrale con Nairobi come una delle principali regioni dell’hub commerciale.

L’economia ha visto molta espansione, con una forte performance nel turismo, nell’istruzione superiore e nelle telecomunicazioni.

Italafrica centrale - Kenya

Geografia

Pur essendo un paese equatoriale e tropicale, presenta climi molto vari. Anche dal punto di vista  morfologico presenta diversità, nel nord si trovano aeree desertiche e nel centro sud altopiani con boschi e savane.

Il paese è attraversato da lunghe catene di montagne la più caratterizzante è la Rift Valley.
Le acque interne presentano laghi di acqua dolce e di acqua salata, numerosi sono anche i soffioni boraciferi e i geyser.

Alla fascia costiera, lunga oltre 400 km, segue una regione di altopiani aridi e stepposi, quello centrale, che si eleva a quote comprese tra i 1500 e i 3000 metri, è diviso dalla frattura della Rift Valley che si sviluppa da nord a sud e che forma il bacino del Lago Turkana (o Rodolfo).

Ai lati della Rift Valley si innalzano imponenti massicci vulcanici, il maggiore dei quali è il monte Kenya (5199 m), uno dei monti più alti dell’Africa.

I fiumi del Kenya non sono imponenti; i due principali, il Tana e il Galana, si gettano nell’Oceano Indiano e hanno un regime molto variabile nel corso dell’anno, in funzione dalla frequenza delle precipitazioni piovose.

Il lago più vasto del paese è il Turkana, dal momento che solo una piccola porzione del Lago Vittoria appartiene al territorio del Kenya; il Lago Turkana ha acque salmastre e vi affiorano numerose isole.

Trasporti

Il paese ha una vasta rete di strade asfaltate e sterrate. Il sistema ferroviario del Kenya collega i porti alle città principali, e alla vicina Uganda. Il Paese possiede inoltre 15 aeroporti.

Investire in Kenya

Opportunità commerciali per le imprese italiane

Con la sua posizione strategica, la presenza di un sistema infrastrutturale migliore rispetto ai Paesi limitrofi e l’utilizzo della lingua inglese dalla maggior parte della popolazione, il Kenya è uno dei mercati più appetibili agli occhi degli investitori stranieri ed attualmente è il Paese leader dell’Est Africa dal punto di vista economico e commerciale.
Il Kenya offre molteplici opportunità su vari fronti: dal settore dell’allevamento all’agricoltura, dalle telecomunicazioni ai trasporti, dal turismo all’industria in generale.
Situato in una regione turbolenta dell’Africa flagellata nel tempo da conflitti interni ed internazionali, ha saputo conservare una certa stabilità, anche grazie all’opera di mediazione condotta rispetto alle crisi regionali.
Ha una posizione strategica, si giova di collegamenti aerei e marittimi di primo ordine nel contesto regionale e continentale e ha sviluppato nel tempo una articolata e sostanzialmente efficiente rete di servizi per le imprese, da quelli finanziari alle comunicazioni, da quelli doganali a quelli di assistenza da parte di istituzioni ed enti parastatali.
Molto resta ancora da fare. Eppure, chi volesse oggi entrare in questo mercato lo potrebbe fare con spirito assai meno pioneristico che in passato, con elevata probabilità di trovarvi le basi per un investimento di successo.

Il rischio d’impresa resta ancora significativo, ma l’esperienza di molti operatori economici che già sono qui presenti è senz’altro positiva.
Il Governo offre una serie di incentivi diretti agli investitori stranieri, tra i quali detrazioni totali sugli investimenti effettuati in impianti, macchinari, attrezzature e fabbricati. È anche possibile importare direttamente gli impianti, le attrezzature e le materie prime senza il pagamento dei dazi doganali.
Sono previste interessanti aliquote di ammortamento: dal 2,5% al 4% per i capannoni industriali e gli alberghi, il 12,5% sugli impianti e sui macchinari, dal 25% al 37,5% sui veicoli a motore e sui trattori e il 30% sui computer e sulle attrezzature d’ufficio.
In caso di perdite d’esercizio il sistema fiscale keniota permette di riportarle interamente agli esercizi successivi.

L’allevamento finalizzato alla produzione di carni e prodotti caseari costituisce la filiera che oggi offre le maggiori opportunità d’investimento. In particolare, da quando l’industria casearia è stata liberalizzata, la lavorazione del latte offre buone prospettive sia per il mercato locale che per quello regionale. Anche gli allevamenti di ostriche e di coccodrilli si profilano come vantaggiose aree di investimento. Settori non sfruttati sono infine quelli dell’apicoltura e della lavorazione del miele.

Nel settore ittico il Paese dispone di significative risorse sia dell’Oceano indiano, sia del lago Vittoria. Oltre che negli allevamenti di gamberi e trote, si profilano opportunità nella lavorazione del pescato e nella creazione di infrastrutture di supporto alla lavorazione del pesce (refrigerazione, trasporto ecc). Nel settore della pelle gli investimenti esistenti si concentrano nell’ambito dei prodotti finiti, ed in particolare nel settore manifatturiero, delle scarpe. Si tratta di un mercato in via di sviluppo nel quale l’Italia ha contribuito (e contribuisce) tramite un programma in collaborazione con l’Unido.

Forza lavoro impegnata nel settore agricolo
75%
Ruolo agricoltura nel PIL
40%
Previsioni crescita PIL
6.5%

Industria e risorse estrattive

Il Kenya è il paese più industrialmente sviluppato nella regione dei Grandi Laghi africani.
L'attività industriale, concentrata attorno ai maggiori centri urbani Nairobi, Mombasa e Kisumu, è dominata da industrie alimentari come la macinazione del grano, la produzione di birra e canna da zucchero uniti alla fabbricazione di beni di consumo.
Il Kenya ha una raffineria di petrolio e forniture di energia elettrica da stazioni geotermiche ed idroelettriche.
Le maggiori industrie si concentrano nella capitale Nairobi. Le industrie principali sono agro-alimentari, manifatturiere, di prodotti tessili, di sapone, di sigarette, di raffinazione del petrolio, cementifici, di lavorazione delle pelli, etc.
La produzione industriale e la relativa esportazione di beni è diretta principalmente ai mercati della COMESA (leggi sotto). Aspetto cruciale per lo sviluppo del Paese per i prossimi 25 anni è la predisposizione ed il miglioramento delle infrastrutture quali strade, porti e aeroporti, che da un lato sono un mezzo per sviluppare l’economia e dall’altro un importante opportunità di investimento per le imprese italiane.
In Kenya l’industria mineraria è dominata dalla produzione di minerali non metallici tra i quali carbonato di sodio, caolino ecc. Il minerale di ferro è estratto dai piccoli giacimenti localizzati e viene utilizzato nella produzione nazionale di cemento.

Agricoltura e allevamento

L'agricoltura è il secondo più grande contribuitore al prodotto interno lordo del Kenya, essa riguarda tradizionalmente il tè, il grano ed il caffè, mentre fiori freschi, noci di cocco, ananas, anacardi, cotone, canna da zucchero, sisal e mais sono un'esportazione in rapida crescita.
I prodotti ortofrutticoli e il tè sono i principali settori di crescita e i più ricchi di tutte le esportazioni keniote. Gli agricoltori hanno iniziato a coltivare nuove varietà di piselli in zone particolarmente secche, la cui commercializzazione sta consentendo ad alcuni agricoltori di acquistare diversi tipi di beni e terreni.

Turismo

Il settore dei servizi è un importante motore economico, in particolare il turismo. Le principali attrazioni turistiche sono i safari fotografici attraverso i 60 parchi nazionali, le spiagge costiere e le riserve. Altre attrazioni includono la migrazione degli gnu al Masaai Mara, considerata la settima meraviglia del mondo.
Il turismo è la seconda industria del Kenya con il più alto ricavo di valuta straniera e da impiego a migliaia di persone.
Per quanto riguarda il turismo è noto che il Kenya è una meta prediletta a livello internazionale. Per l’economia del Paese questa voce è quella che ha il maggior peso a livello di volume di scambi con l’estero e il suo contributo al PIL raggiunge il 12%. Anche in questo campo il Governo offre agli investitori, sempre nel rispetto del patrimonio ambientale, numerose opportunità.

Settori in espansione

IL Governo di Nairobi ha avviato una serie di colloqui con le controparti internazionali con l’obiettivo di incrementare l’apporto degli investitori esteri alla crescita del settore agricolo che rappresenta tuttora il pilastro dell’economia nazionale e fornisce sussistenza al 75% della popolazione. In questo contesto gli obiettivi principali proposti dal Governo sono l’incremento dei raccolti e delle rese, la focalizzazione dell’attività su prodotti idonei all’esportazione, lo sviluppo di adeguati sistemi di trasformazione, confezionamento, stoccaggio e trasporto (inclusa filiera del freddo), la promozione delle innovazioni tecnologiche, lo sviluppo delle infrastrutture di irrigazione e delle attività di trivellazione, l’introduzione di servizi di controllo della qualità. Sotto il profilo merceologico le opportunità offerte riguardano in particolare la produzione del tè che risulta essere la prima voce delle esportazioni keniote. Di recente sono stati introdotti vini alla papaia che potrebbero costituire nuove tipologie di esportazione, compatibilmente con i gusti europei.
Esistono opportunità anche nella produzione di caffè decaffeinato. Gli obiettivi proposti sono quelli di un miglioramento della produzione delle piccole e medie aziende (cosiddetto settore informale) e in generale di un’elevazione della qualità dell’intera filiera che, ai livelli attuali, si posiziona su livelli accettabili solo per il mercato interno e per quello regionale. Obiettivo è di arrivare alla creazione di manufatti esportabili in un contesto più vasto.

Il paese

Numerose città costiere del Kenya furono fondate dagli arabi che, a partire dal XII secolo d.C., intrattennero intensi rapporti commerciali con i gruppi indigeni. Dall’incontro tra i due popoli nacque la cultura swahili, contraddistinta da due elementi di unificazione: la lingua kiswahili e la religione islamica.
Nome completo: Repubblica del Kenya
Nome ufficiale: amuhuri ya Kenya, Republic of Kenya
Lingue ufficiali: Swahili e inglese
Capitale: Nairobi
Superficie totale: 582.650 km² (46º)
% delle acque: 2,3%
Popolazione totale: 54.727.751 ab. (2021)
Densità: 94 ab./km²
Tasso di crescita: 2,28% (2020)
Nome degli abitanti: Kenioti, kenyoti, keniani, kenyani
Valuta: Scellino keniota
Codici ISO 3166: KE, KEN, 404
Prefisso tel.: +254
Sigla autom.: EAK
Inno nazionale: Ee Mungu Nguvu Yetu
Festa nazionale: 12 dicembre

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Informazioni importanti

Un investimento in Kenya offre l’accesso immediato ai mercati dell’East Africa Community (EAC), partnership creata nel 2000 comprendente Kenya, Tanzania e Uganda, con oltre 93 milioni di consumatori. Inoltre essendo membro del Common Market for Eastern and Southern Africa (COMESA), il Kenya offre ai suoi investitori un bacino globale di oltre 385 milioni di potenziali clienti.
Il paese offre molteplici opportunità su vari fronti: dal settore dell’allevamento, all’agricoltura, dalle telecomunicazioni ai trasporti, dal turismo all’industria.
La Kenya Investment Authority (KIA) è l’organizzazione preposta a valutare la fattibilità di ogni investimento nel Paese.

Sulla base dell’Investment Promotion Act a ogni investitore straniero è richiesto di intraprendere un’attività che possa offrire un beneficio al Paese.
Ciò significa la creazione di posti di lavoro, nuove specializzazioni, l’utilizzo, ove possibile delle materie prime locali, la creazione di valore aggiunto attraverso l’utilizzo di risorse agricole e naturali, l’aumento degli scambi con l’estero favorendo l’esportazione o l’importazione di prodotti non presenti sul mercato, l’utilizzo, la promozione, lo sviluppo e l’implementazione di nuove tecnologie, aumentando nel contempo le entrate erariali. Nel valutare ogni proposta la KIA deve anche garantire il rispetto degli standard di sicurezza, a livello sanitario ed ambientale.
L’iter da seguire è relativamente veloce (sono previste le seguenti cinque fasi, da completarsi in un tempo medio di un mese), senza spese:

  • Compilazione del modulo del KIA (“One Stop”), nonché la compilazione del Memorandum e degli Articoli di Associazione, contenenti il nome della compagnia, la composizione del capitale, il numero di azioni possedute da ogni sottoscrittore e una dichiarazione che ne attesti la responsabilità limitata, i documenti relativi alle operazioni interne, gli stipendi ed i contatti del personale, provvisti di indirizzi;
  • Nomina di un rappresentante legale in loco;
  • Registrazione del nome della propria compagnia presso l’Ufficio delle Compagnie;
  • Invio al KIA dei moduli: “One Stop”, “Certificato di incorporazione”, “Articoli e Memorandum di Associazione”;
  • Ricezione del “Certificato di Investimento”.
 

Da prevedere comunque un costo intorno ai 500$ per il pagamento della parcella di un avvocato locale, che segua le operazioni.
Dopo l’approvazione della KIA, e quindi la ricezione del “Certificato di Investimento”, la compagnia deve ottenere un’ulteriore autorizzazione, “Single Business Permit” (SBS), attraverso la quale la società ha la possibilità di evitare di richiedere delle licenze separate per lo svolgimento di ogni attività. Alcuni investitori hanno sottolineato che in alcuni casi è più costoso richiedere un unico SBS, che una serie di licenze.
Nel caso dell’apertura di una succursale oltreoceano è necessario inviare all’Ufficio delle Compagnie i seguenti documenti:

  • Copia certificata dello Statuto della compagnia, del Memorandum o degli Articoli di Associazione o di ogni altro documento che attesti l’effettiva esistenza della società;
  • Elenco dei direttori e segretari della compagnia contenente nome, indirizzo, nazionalità e degli organi dirigenti in Kenya e i loro eventuali, ulteriori incarichi presso altre aziende keniote;
  • Dichiarazione che attesti tutti gli acquisti di proprietà effettuati in Kenya;
  • Nome e indirizzo di una o più persone residenti in Kenya autorizzate dalla compagnia a ricevere informazioni utili per la stessa;
  • Indirizzo completo delle sedi della società nel Paese di origine ed in Kenya.
 

Una volta fornite le informazioni richieste l’Ufficio delle Compagnie emetterà il Certificato di Conformità; quindi verrà fatta richiesta al Ministero per le licenze commerciali o all’Organo locale per il Single Business Permit (SBS).
I redditi prodotti dalle succursali delle compagnie straniere sono soggetti ad una tassazione più alta (37,5%) rispetto alle compagnie locali o a quelle fondate da stranieri (30%).

INCENTIVI AGLI INVESTIMENTI

  • In base all’Investment Promotion Act gli investitori stranieri che decidono di operare in Kenya devono apportare un capitale minimo di 500,000$ e sono soggetti ad un processo di selezione da parte della Kenya Investment Authority (KIA).
    Gli incentivi generici mirano ad accrescere l’ammontare di riserve di valuta, a creare lavoro e a favorire il trasferimento di tecnologie. Dal punto di vista fiscale sono previsti:
  • una tassa doganale fissa pari al 10% per attrezzature e macchinari, qualora si preveda che l’investimento migliori le entrate di valuta pregiata per il Paese oppure offra un risparmio sulle importazioni;
  • una tassa doganale fissa pari al 10% per le importazioni di impianti e di attrezzature destinate al miglioramento delle attività rurali;
  • una riduzione delle tasse del 50% calcolate sui profitti derivanti dalle attività metropolitane.
 

Gli investitori nel settore industriale e alberghiero hanno un’esenzione fiscale e sui costi sostenuti, pari al 100% dell’investimento.
Le aliquote annue di ammortamento sono calcolate rispettivamente al:

 

  • 4% per gli hotel;
  • 2,5% per i fabbricati;
  • 12,5% per gli impianti e per i macchinari;
  • 25 – 37,5% per i veicoli a motore;
  • 30% per i computer e per i materiali d’ufficio.
 

Inoltre i carburanti importanti, destinati alla produzione industriale, beneficiano del rimborso del dazio.
È interessante notare che i dazi pagati sui beni industriali importati da un’azienda, il cui volume d’affari supera i 5 milioni di Dollari, costituiscano un credito d’imposta sull’ammontare dell’ imposta sulle persone fisiche keniota dovuta dall’imprenditore straniero all’Erario.

Il Kenya è firmatario di una serie di accordi multilaterali e bilaterali, di accordi commerciali vari ed è membro del World Trade Organisation (WTO).
African Growth and Opportunity Act (AGOA)
Programma commerciale su base preferenziale, iniziato nel 2000 con il Governo degli Stati Uniti, della durata di 8 anni (da poco esteso fino al 2015). L’accordo permette al Kenya di esportare verso gli USA una varietà di prodotti, dall’abbigliamento ai fiori, dai prodotti elettronici a quelli inorganici, senza il pagamento di tasse e contingentamenti.
ACP-EU Trade Agreement

Nel giugno 2000 i paesi dell’African, Caribbean and Pacific (ACP) hanno firmato un accordo con quelli dell’Unione Europea per sostituire la Convenzione di Lomè, che aveva garantito una forma di collaborazione commerciale sin dal 1975.
La Convenzione di Lomè aveva assicurato un regime di preferenze commerciali, non reciproche, permettendo quindi l’accesso duty free di una serie di prodotti provenienti dai Paesi dell’ACP, tra i quali il Kenya, verso l’Europa.
Per il futuro sono in progetto:

  • la creazione di aree di libero scambio fra l’Unione Europea e le sub-regioni ACP che garantiranno la crescita istituzionale, sociale ed economica dei paesi dell’ACP;
  • l’attuazione degli accordi di partenariato economico (EPA), che coinvolge 78 Paesi africani.

L’obiettivo dell’EPA è l’eliminazione di tutte le barriere commerciali sul 90% degli scambi tra l’Europa e i Paesi ACP.
Common Market of Eastern and Southern Africa (COMESA)
La COMESA è un unione di 19 Paesi dell’Est e del Sud dell’Africa. Undici Paesi, tra cui il Kenya, hanno formato una Free Tax Area eliminando le tariffe sui beni importati provenienti dai Paesi membri. Inoltre i Paesi membri oltre ad essersi accordati sulla creazione di una sorta di area di libero scambio hanno attuato un progressivo piano di riduzione delle tariffe sulle importazioni effettuate fra di loro.
Generalised System of Preferences (GSP)
In base all’accordo un vasto numero di prodotti industriali esportati in Giappone, Nuova Zelanda, Australia, Svizzera, Norvegia, Svezia, Finlandia, Austria e altri Paesi Europei sono eleggibili per un trattamento tariffario preferenziale.
Investment Protection Gurantee

Il Foreign Investment Protection Act fa da garante contro il pericolo di espropriazione della proprietà privata da parte del Governo. Inoltre il Kenya è membro del Multilateral Investment Guarantee Agency (MIGA) che tutela gli investitori stranieri dal rischio di perdere i propri investimenti in seguito a crisi politiche nel Paese ospitante.

Per le operazioni di fusione ed acquisizione è richiesta l’approvazione del Ministro delle Finanze e della Pianificazione al quale è riservato il diritto di richiedere alla società straniera informazioni riguardanti la data della sua fondazione, il nominativo dei membri ella stessa, il suo volume di affari nonché ulteriori informazioni ritenute utili.
Un Ufficiale della Commissione dei Prezzi e dei Monopoli è autorizzato ad investigare sulla società per conto del Ministero, che avrà così le informazioni necessarie per poter prendere la sua decisione. Molto spesso queste operazioni investigative sono viste con sospetto, in quanto gli investitori stranieri devono dimostrare quale sarà il beneficio che i loro investimenti apporteranno al Paese.
Con l’entrata in vigore dell’ “Investment Promotion Act” la selezione si è fatta ancora più rigida, ancorché·sia facile capire come ogni investimento straniero potrebbe potenzialmente creare nuovi posti di lavoro, introdurre nuove conoscenze, competenze e contribuire alle entrate in valuta pregiata del Paese. In caso l’autorizzazione sia negata, è possibile appellarsi al Tribunale per le Pratiche Commerciali Restrittive.

Tutte le zone agricole sono sottoposte al controllo del Land Control Boards, che può rifiutare qualsiasi tipo di transazione (vendita, trasferimento, locazione, mutuo, ripartizione) che coinvolga cittadini, compagnie private o cooperative, non residenti.
Tuttavia è concesso completo potere discrezionale al Presidente, che può autorizzare una qualsiasi transazione senza giustificare e motivare la sua decisione. Questa prerogativa è quindi il maggior strumento attraverso il quale gli stranieri possono acquisire terreni agricoli o sulla costa.

Allo scopo di favorire le esportazioni il Governo keniota ha creato oltre 40 aree speciali dislocate in tutta la nazione, identificate come Export Processing Zones (EPZ). Le principali aree sono: Athi River, che è la maggiore, situata a soli 30 km da Nairobi, alcune aree di Nairobi, nonchè le città di Voi, Kerio Valley, Mombasa e Kilifi.
Le imprese operanti nell’EPZ devono esportare almeno l’80% della loro produzione. Qualora lo desiderassero esse possono vendere la rimanente parte sul mercato locale, dietro l’approvazione del Ministero del Commercio e dell’Economia.
In questo caso il 20% dei beni venduti non beneficieranno di alcuna esenzione.
Dopo una prima richiesta gli investitori interessati possono presentare all’Export Processing Zone Authority (EPZA) un progetto di 2-3 pagine descrivendo il prodotto o il servizio che intendono sviluppare, il processo produttivo, i mercati di destinazione, il costo del progetto, le modalità di finanziamento, le possibilità di lavoro offerte e le tecnologie trasferibili apportate.
La spesa che si deve sostenere per sottoporre il progetto all’attenzione del EPZA è di 250$.
I criteri di scelta applicati dall’EPZA sono basati sulle prospettive di creazione di occupazione, sulle prospettive di sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi mercati e sull’integrazione con l’economia del Kenya.
Entro 30 giorni dalla presentazione della domanda l’investitore viene informato sulla decisione presa dal preposto comitato attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Kenya. A seguito della stessa viene rilasciata la licenza d’impresa EPZ e avviene la registrazione della compagnia. Da questo momento la società è tenuta al pagamento di una tassa annua rinnovabile pari a US$ 1000.
Dal momento della registrazione è possibile iniziare la propria attività, quindi l’apertura del conto corrente, l’ importazione di macchinari, l’occupazione dell’area stabilita e l’assunzione del personale. Tutte le imprese che decidono di partecipare al programma devono iniziare la loro attività in una delle sopraccitate aree EPZ.

Gli investitori che operano sulle aree facenti parti del programma EPZ sono beneficiari dei seguenti incentivi fiscali:

  • 10 anni di esenzione per l’imposta sulle società e successivamente una tassa fissa del· 25% (non applicabile alle autorizzazioni commerciali di EPZ);
  • esenzione dalla tassa da bollo;
  • deduzione del 100% sull’investimento originale nel corso di 20 anni;
  • esenzione perpetua di dazi e dell’Iva sulle materie prime e macchinari importati.
 

Ulteriori opportunità di affari ed investimento includono e riguardano anche altri settori.
Inoltre la Export Processing Zone Authority (EPZA) offre l’approvazione dei progetti presentati in un tempo molto breve, che di norma non supera i 30 giorni, non è richiesto un ammontare minimo per l’investimento e le operazioni sono coperte da un’unica licenza rilasciata dalla EPZA.
Infatti, grazie all’accordo AGOA (American Growth and Opportunity Act) ci sono concrete possibilità di investire nel campo della produzione e trasformazione di cotone.
L’allevamento di animali esotici, quali i cammelli, oltre a quello più tradizionale di bovini, ovini e caprini, garantisce di operare contestualmente nei settori della produzione casearia, di carne e di pellame.
Il Kenya possiede una forza di lavoro di 14,8 milioni, ben istruita, che parla Inglese ed è molto adattabile. Personale professionale qualificato può essere assunto a prezzi ragionevoli, per tutte le professioni ed a tutti i livelli di competenza.

Il Kenya ha recentemente aggiornato la normativa in materia di edificazione con la presentazione del Physical Planning Act. In base all’attuale legislazione l’attività di edificazione è soggetta ad una doppia gestione sia a livello locale che nazionale.
I potenziali investitori, interessati alla costruzione di aree industriali devono ottenere l’approvazione da parte dell’Autorità locale designata, presentando anche una valutazione dell’impatto ambientale del progetto.
L’Autorità locale è incaricata inoltre a controllare che il progetto venga implementato correttamente. In mancanza di un Organo di supervisione locale, l’attività di controllo è affidata ad un direttore del Physical Planning.
Soltanto negli ultimi anni il Kenya ha affrontato seriamente la questione ambientale, anche se la distanza tra i disegni di legge approvati e la loro implementazione è ancora consistente.

Il Kenya, che fin dalla sua indipendenza ha adottato un sistema economico di tipo liberista, nonostante i problemi provocati dall’instabilità dell’ultimo anno, rimane il cuore della finanza e delle comunicazioni dell’Africa orientale.
Il PIL, mentre nel periodo compreso tra il 1997 e il 2002 è cresciuto mediamente solo dell’1,5% annuo, dopo il 2002, anche in seguito all’elezione di Kibaki che ha creato un positivo clima di fiducia, ha registrato una crescita del 2,8%, fino a raggiungere nel 2005 il 6,1% e il 7% nel 2007.
Dopo una brusca caduta nel 2008 in cui ha raggiunto il livello del 3,2%, le previsioni parlano di una ripresa con una crescita intorno al 6,5%.

Anno

Prodotto Interno Lordo (PIL) (miliardi di dollari)

2010

40

2011

41.67

2012

50.42

2013

55.13

2014

61.55

2015

64.24

2016

69.19

2017

78.9

2018

87.8

2019

95.41

2020

99.29

2021

106.04