Export Italia-Africa: Incremento via Porti del Sud - Cestari (Camera ItalAfrica)

Export Italia-Africa: Incremento via Porti del Sud - Cestari (Camera ItalAfrica)

L’onda crescente del trasporto marittimo, con un occhio di riguardo ai dinamici porti del Mediterraneo, si staglia come un faro nel panorama economico globale. I dati recenti, con un incremento del 5,1% rispetto all’anno precedente, secondo le stime autorevoli di Assoporti, dipingono un quadro di vivace attività e rinnovato vigore per gli scali italiani. Questa performance positiva non è solo un numero, ma un segnale potente che sollecita un’accelerazione nell’adeguamento infrastrutturale del sistema portuale, in particolare nel Mezzogiorno, la cui importanza strategica per i flussi di import-export e per lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale florido si fa sempre più evidente.

L’ingegner Alfredo Carmine Cestari, figura di spicco come Presidente On. della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale, coglie appieno la portata di questi sviluppi. La sua analisi lucida evidenzia come il rinnovato interesse dei paesi europei verso i mercati africani, un fenomeno in parte innescato dalle dinamiche commerciali internazionali come i dazi precedentemente imposti, trovi nei porti del Mediterraneo una naturale via di transito. Gli scali portuali italiani, con un volume di movimentazione di 11,7 milioni di TEU (segnando un notevole +6,5%), e soprattutto il boom del trasbordo con un incremento del 17,5%, testimoniano una capacità crescente di intercettare e gestire questi flussi commerciali in espansione. Anche il dato complessivo delle merci movimentate, attestandosi a 481 milioni di tonnellate (+0,7%), pur in un contesto globale complesso, sottolinea la resilienza e la centralità del sistema portuale nazionale.

È cruciale notare come questa crescita avvenga sullo sfondo di sfide geopolitiche significative. Il conflitto in Medio Oriente e i conseguenti attacchi nel Mar Rosso hanno costretto le compagnie di navigazione a绕开 il Canale di Suez, optando per la rotta più lunga e dispendiosa del Capo di Buona Speranza. Parallelamente, l’introduzione da parte dell’Unione Europea del sistema di tassazione ETS per il trasporto marittimo, a partire dal gennaio 2024, ha generato preoccupazioni palpabili sulla competitività dei porti comunitari nel Mediterraneo, specialmente per quelli che basano una parte significativa del loro traffico sul transhipment.

In questo scenario complesso e ricco di opportunità, la logistica e le infrastrutture emergono con forza come elementi strategici imprescindibili per il decollo della Zona Economica Speciale (ZES) unica e per l’attrazione di investimenti produttivi. La Camera ItalAfrica, con la sua costante azione di sensibilizzazione, sottolinea con vigore come una ZES priva di un’implementazione organica e di un efficace sviluppo di sistemi intermodali integrati – che comprendano porti, retroporti, interporti, aeroporti, piattaforme logistiche e altri hub – rischierebbe di vedere stravolta la sua stessa ragion d’essere, intrinsecamente legata a questa azione sinergica e contestuale.

Il riconoscimento da parte del Governo dell’importanza strategica del Mezzogiorno si traduce in un impegno concreto, con la destinazione ai porti meridionali di circa 1,4 miliardi di euro, rappresentando il 43% dei 2,6 miliardi stanziati dal Fondo complementare al PNRR per il Sud, da impiegare entro il 2026. A questi si aggiungono ulteriori fondi ministeriali per circa 600 milioni di euro, un segnale tangibile dell’attenzione verso il potenziamento infrastrutturale.

Tuttavia, l’ingegner Cestari pone l’accento su una criticità specifica, evidenziando come la mancanza di infrastrutture chiave come porti, interporti e aeroporti in alcune regioni, citando la Basilicata come unico esempio italiano privo di aeroporto e piattaforma logistica, rappresenti un freno significativo all’attrazione di grandi e medi gruppi industriali, sia esteri che italiani. Senza queste fondamenta logistiche, diventa arduo competere per la localizzazione di nuove attività produttive.

In questo contesto, il Piano Mattei, che vede l’Italia in prima linea con missioni operative nei paesi africani con cui sono già stati sottoscritti accordi, in particolare in Tanzania, Zanzibar, Senegal, Mozambico, Angola, Sierra Leone e Congo, si configura come un ulteriore strumento di sviluppo industriale e produttivo. Questo piano non è pensato esclusivamente per i paesi africani, ma rappresenta anche un’opportunità concreta per le regioni del Sud Italia di inserirsi in dinamiche di crescita e di scambio commerciale reciprocamente vantaggiose. In sintesi, il fermento nel trasporto marittimo e la crescente centralità dei porti del Sud offrono un’occasione irripetibile per rilanciare l’economia del Mezzogiorno e rafforzare i legami commerciali tra l’Europa e l’Africa, a condizione che si investa con decisione e lungimiranza in infrastrutture logistiche integrate e si implementi con efficacia la ZES unica.